Dal cuore della nostra terra, una coltura apprezzata da tutti e di facile coltivazione.
Il radicchio è una pianta appartenente alla famiglia delle Asteraceae, naturalmente biennale, viene coltivata e raccolta però a ciclo annuale.
La semina del radicchio avviene di norma in semenzaio, per poi essere trapiantato in peno campo; si può comunque seminare direttamente a terra, ad una profondità di circa 1 cm, poi però, bisogna eseguire uno sfoltimento per evitare un’eccessiva densità.
Questa coltura non richiede un terreno particolare, ma teme molto i ristagni idrici, quindi l’unica accortezza è accertarsi di avere un terreno con un buon drenaggio.
Il periodo ottimale di semina varia molto da varietà a varietà, e va comunque da marzo per le varietà più precoci (richiede temperature minime dai 6 ai 12°C), ad agosto per le tardive.
Resiste molto anche ai periodi freddi, con un limite termico che si attesta sui ‑5°C, e nei periodi caldi non soffre molto se irrigato frequentemente.
Il radicchio, come tutte le cicorie, predilige terreni ricchi di sostanza organica.
Prima dell’impianto è consigliabile utilizzare prodotti con un buon apporto i fosforo e potassio, e un buon titolo di azoto (non nitrico).
Pratica in continua espansione è la coltura micorrizzata, che, con le cicorie in generale, da benefici da non sottovalutare, limitando l’utilizzo di fitosanitari (vedi articolo “coltura micorrizzata”).
La tecnica della fertirrigazione non è molto in uso, viceversa si sono riscontrati ottimi risultati utilizzando concimazioni fogliari a base di azoto, calcio e magnesio; quest’ultima tecnica inoltre concorre a limitare problemi di necrosi marginale.
La raccolta avviene dopo circa 60 giorni dalla semina, e, per le varietà da taglio, è possibile raccogliere solo le foglie più sviluppate, per poi ottenere un secondo raccolto dopo circa 45 giorni.
Per alcune varietà, dopo la raccolta, segue un periodo di circa 15/20 giorni, dove avviene la cosiddetta “forzatura”, tecnica questa che consiste nel legare con spaghi o elastici le foglie, o nel mettere al buio le piante raccolte, per poter ottenere una colorazione più chiara all’interno, ed, a volte, un gusto meno amarotico.