Facile guida per la produzione di peperoncini piccanti di ogni varietà.
I peperoncini di cui parleremo in questo articolo sono varietà esotiche che richiedono molto tempo prima di poter maturare i propri frutti. Per questo motivo, la semina va effettuata i primi mesi dell’anno, da Gennaio a Marzo, per poter godere del frutto del proprio lavoro da inizio/metà Luglio in poi.
Per avere peperoncini ultrahot, cioè varietà molto piccanti, ci sono 2 possibilità: la prima è quella di seminare i propri peppers, la seconda invece è quella di comprare piantine già formate, che dopo qualche settimana sono già in grado di donarci i primi frutti.
In questo articolo cercheremo di fornire più informazioni possibili riguardo la prima tecnica, cioè la semina.
Come accennato poco fa, per poter riuscire ad avere qualche frutto maturo, la semina va effettuata molto presto, l’ideale è partire a metà Gennaio.
Essendo piante non adatte al clima fresco dell’inizio primavera, bisogna mettere in preventivo che queste dovranno essere tenute “al caldo” almeno fino a inizio/metà Maggio, a seconda della stagione, momento questo in cui si potranno mettere in pieno campo.
Cercare di inserire tutte le informazioni dettagliate per la coltivazione di queste varietà non è semplice, per questo motivo ci soffermeremo soprattutto sugli step fondamentali per avere ottime produzioni.
Partiamo quindi dal principio, la scelta del seme:
Il miglior consiglio è quello di prendere semi con purezza garantita; usare i semi ricavati dai frutti dell’anno prima può essere rischioso, essendo molto facile l’ibridazione tra varietà (per avere semi sicuri al 100% basta comunque impollinare manualmente il fiore ed isolarlo).
Prima di tutto mettiamo a scaldare un po’ di acqua e camomilla, portiamo la soluzione a 30°C. La camomilla funge da disinfettante, ed evita la creazione di muffe durante la germinazione.
Mettiamo in ammollo i semi per circa 12/24 ore.
Il giorno seguente andiamo a scolare bene i semi, risciacquandoli sotto acqua corrente.
Prepariamo quindi il primo letto di semina.
Per far germinare i semi abbiamo bisogno di una temperatura costante attorno i 22°C (+1 ‑1), per un periodo che va dai 7 ai 15 giorni. Cerchiamo quindi un ambiente che soddisfi questa necessità.
Anche l’umidità è molto importante in questa fase; deve essere molto alta, in modo tale che il seme non si secchi mai. Per fare in modo che non ci siano correnti d’aria, che ci sia un’umidità costante ed una temperatura che non subisca sbalzi improvvisi, è necessario creare una piccola “camera di germinazione” detta germbox. Semplicemente basta avere una vaschetta larga e bassa di plastica o alluminio e coprirla con del film per alimenti trasparente, dove faremo pochi fori.
Torinamo un passo indietro! Eravamo rimasti al seme sciacquato con acqua corrente.
Mettiamo dei fogli di carta assorbente ben inumiditi alla base della vaschetta che useremo per la germinazione, appoggiamoci i semi, spruzziamo un po’ di acqua tiepida, e copriamo tutto con il film trasparente, facciamo 5–6 fori e aspettiamo.
Dopo pochi giorni ci accorgeremo che dai nostri semini spunterà il primo peletto radicale. Ora che facciamo? Semplicemente lo mettiamo in terra.
Prendiamo dei bicchieri di plastica opaca, facciamo un foro nel fondo, riempiamo fino a 1 cm dal bordo con del terriccio soffice (meglio se specifico per semine), appoggiamo delicatamente il seme, stando molto attenti a non rompere la radichetta, aggiungiamo 1 cm di terriccio e bagnamo il tutto finchè non esce un po’ d’acqua dal foro nel fondo. Dopo averlo bagnato, il terriccio si compatterà leggermente, non aggiungiamone! Chiudiamo il bicchiere con del film di plastica e rimettiamolo nel germbox, stando attenti che l’acqua che esce dal vasetto non vada a contatto con i semi. In realtà sarebbe molto meglio avere un altro germbox, dove i vasetti possano stare alla larga dai semi che ancora devono germinare, questo perchè il terriccio può essere vettore di muffe che possono intaccare i semi ancora inerti.
Dopo alcuni giorni ci accorgeremo che dal terriccio spuntano dei finissimi fili verdi, sono i primi cotiledoni.
Facciamo però un altro piccolo passo indietro.
Prima di arrivare al punto di avere le piantine già spuntate dal terriccio, è necessario preparare il posto dove mettere i nostri vasetti.
Come detto in precedenza, queste piantine hanno bisogno di temperature particolari e di luce.
Se non disponiamo di un ambiente adatto alla crescita sana e vigorosa dei nostri peppers è necessario costruire un growbox.
Nulla di più semplice. A differenza di quel che molti affermano, costruire un ottimo growbox è facile. Basta un contenitore di plastica o anche uno scatolone rivestito all’inteno di polistirolo o film di alluminio, alto almeno 50/60 cm. Facciamo 2 fori su 2 lati, per fare in modo che non ci siano ristagni d’aria (in alcuni casi può essere necessario applicare ad uno dei due fori una piccola ventola, come quelle dei pc o dei microonde, per far girare l’aria). Facciamo poi un altro foro, dove metteremo una lampadina a luce fredda da almeno 1100 lumen o un led (la fonte di luce deve stare ad almeno 40/50 cm dai vasetti), se il sole non c’è bisogna crearlo!
Ora che abbiamo creato, o trovato, l’ambiente ideale, possiamo prendere i vasetti con i cotiledoni, toglierci il film di plastica, e metterli a crescere.
Non esageriamo con l’acqua, e, soprattutto non usiamo concime prima della formazione della seconda o terza coppia di foglie!
Durante la fase di crescita in growbox bisogna stare molto attenti al comportamento delle nostre piantine. Se crescono a dismisura senza creare foglie significa che la lampadina non è sufficiente oppure è troppo distante dalle piantine. Se le foglie presentano scottature significa che la lampadina o è troppo forte oppure è troppo vicina. Se le foglie stentano a crescere può essere dovuto ad uno stress idrico (in questo caso le foglie tendono ad ingiallire) oppure troppo freddo. Se sulle foglie si creano delle macchie a tendenza circolare allora abbiamo un problema di attacco di funghi, in questo caso usare un fingicida può essere troppo prematuro e quindi può risultare fatale; l’unica soluzione che può risultare efficace è rimuovere le piantine malate, areare per bene il growbox e tenere leggermente a corto d’acqua i vasetti.
Quando le piantine saranno pronte per il “mondo esterno”, prima di decidere se piantare a terra o in vaso, c’è da verificare le temperature dell’ambiente, soprattutto le minime, che devono stare costantemente al di sopra dei 15°C. Se l’ambiente lo consente si può procedere!
Scegliamo la posizione dove mettere a dimora le piantine. Il peperoncino necessita di molta luce e di un terreno ricco di sostanza organica. Non teme la luce diretta del sole.
La distanza tra una pianta e l’altra deve essere di almeno 50 cm, visto che, a differenza delle varietà nostrane, i peperoncini più piccanti crescono fino al metro di diametro della chioma ed un’altezza massima di quasi 2 metri.
Il peperoncino si può coltivare con ottimi risultati anche in vaso.
Se si sceglie questa tecnica è necessario considerare che il vaso deve essere molto capiente, il terriccio deve garantire un drenaggio ottimale, e le irrigazioni devono essere più frequenti.
Lo stress idrico, per queste varietà, può comportare il blocco vegetativo e la caduta dei fiori e dei boccioli.
A metà Giugno, se tutto procede secondo i piani, inizierà la fioritura.
Non allarmiamoci, i primi fiori cadranno senza dare frutti, tutto normale, i primi fiori che allegheranno si avranno dopo l’inizio di Luglio, ed il frutto ci metterà un’eternità a maturare!
Dalla metà di Luglio le piantine inizieranno, finalmente, a riempirsi di fiori e successivamente di frutti.
Facciamo un piccolo passo indietro.
Dal momento dell’impianto, si può iniziare a concimare le nostre piantine. Per favorire l’attechimento risulta molto utile l’utilizzo di estratti umici, e di concimi azotati.
Durante la crescita il peperoncino necessita di potassio e, durante la maturazione, di calcio.
Questa coltura ottiene risultati migliori se micorrizzata (vedi articolo riguardante la coltura micorrizzata).
La raccolta del frutto inizia di solito ad Agosto, qualche settimana prima con le varietà più precoci e si protrae fino ai primi di Ottobre.
Le raccolte, per molte varietà, sono molto abbondanti, quindi si consiglia di non esagerare con le piantine, si rischia altrimenti di buttare moltissimi frutti.
Al momento della maturazione, consideriamo che il livello di piccantezza del frutto è variabile a seconda delle condizioni ambientali. Se la temperatura è costantemente al di sopra dei 30°C il grado di piccantezza aumenta, come aumenta anche se nei 2 giorni prima della raccolta saltiamo l’irrigazione.
L e varietà di peperoncino in commercio sono centinaia, ma si possono comunque classificare in due tipologie: Capsicum annuum e Capsicum chinense.
I primi sono i comuni peperoncini, tipo il calabrese ed il diavolicchio; sono di norma meno piccanti dei chinense, e presentano una complessità di aroma e di gusto minore rispetto ai cugini più esotici.
I chinense invece, sono normalmente più piccanti, gustosi e profumati. In questa categoria rientrano tutti i superhot, cioè i peperoncini più piccanti (Habanero, Bhut Jolokia, Trinidad…).
Per scegliere la nostra categoria, comunque, ci possiamo affidare alla scala Scoville; si tratta di una sorta di classifica che mette in ordine i peperoncini a seconda del grado di piccantezza.
A stagione ultimata le nostre piantine inizieranno a soffrire il freddo, le foglie ingialliranno e la fioritura si arresterà. Però c’è un’alternativa. Le varietà di Capsicum chinense sono perenni! Questo vuol dire che se avessimo l’ambiente ideale si potrebbe mantenere vive le nostre piantine, per poter iniziare l’anno nuovo con piccoli alberelli pronti a sfornare frutti a volontà!
Se vogliamo far svernare le nostre piantine dobbiamo avere un ambiente con una temperatura minima che non deve mai scendere sotto i 10°C, e bisogna effettuare una potatura, lasciando soloi rami principali. Durante questo processo la pianta perderà quasi tutte le foglie grandi, tenendo i boccioli e alcune foglie piccoline; ovviamente entra in uno stato di riposo vegetativo, non produrrà nuove foglie ne tantomeno fiori o frutti, anzi, tenderà a non portare a maturazione completa nemmeno i frutti già presenti in autunno.
In conclusione, questa coltura è una di quelle che da più soddisfazioni in assoluto, cercare di inserire in un solo articolo tutte le informazioni necessarie è impossibile, la miglior fonte di informazioni resta sempre parlare a quattrocchi con un esperto; in qualsiasi caso, seguendo queste linee guida si possono avere con facilità piante maestose completamente piene di frutti dai colori più sgargianti e dalle forme più strane, fioriture spettacolari, come quelle dei Rocoto e del Royal Black (foto seguente). Senza contare le risate che si faranno quando il nostro amico che “sopporta il piccante” assaggerà i vostri diabolici frutticini!